L’esclusione è un fenomeno consueto
Un bambino escluso dai compagni, sebbene sia una cosa fastidiosa, è un fenomeno molto consueto all’interno della società di oggi. A scuola, come al parco e ovunque si trovino dei bambini, è normale che si creino dei gruppi e qualcuno possa sentirsi escluso da questa sorta di cerchio magico. L’importante è avere i mezzi e le conoscenze per gestire al meglio la situazione, senza né creare ulteriori traumi al bambino, né tantomeno andare a intervenire in maniera errata nel gruppo di chi lo ha escluso.
Per questo motivo, nel nostro articolo andremo a consigliare alle famiglie come muoversi in questi casi, in modo da essere preparati nel caso il proprio bambino si trovi ad affrontare questa situazione particolarmente difficile. Teniamo presente che se in quel momento un bambino non capisce il perché di tale esclusione, potrebbe maturare l’idea di essere diverso o possedere qualcosa in meno rispetti agli altri componenti del gruppo.
Il primo errore viene dal motivo per cui ciò accade
Prendendo in esame la precedente generazione, ovvero quando gli attuali genitori era bambini, sebbene le occasioni d’incontro fossero maggiori di oggi, tali divisioni erano meno frequenti. Ciò lo si va a ritrovare in quello che è il contesto familiare moderno, che si basa su ideologie e modi di pensare che non sono più quelli di una volta. Infatti, ad oggi quello che viene insegnato ai bambini non è più il principio della condivisione e della comprensione tra loro, ma bensì ad uno spirito eccessivamente competitivo e alla spinta nel far sì che un bambino primeggi sull’altro.
Questo modo di crescere i figli li spinge a crescere sempre più intolleranti, e porta il branco a dire no a chi magari non considerano come loro, specialmente se si tratta di una persona particolarmente timida, schiva e riservata.
Cosa possono fare i genitori
Uno dei primi passi è quello di rispecchiarsi nelle sue emozioni, spiegandoli che sappiamo come si sente. Dopodiché si deve evitare di sostituirsi a lui nella gestione del problema, quindi non si dovrà andare a parlare con gli altri bambini che lo hanno escluso o con i loro genitori, si rischia che il figlio maturi l’idea che non si abbia fiducia in lui nel risolvere la situazione da solo. Altresì è importante incoraggiarlo a trovare da solo una soluzione, ipotizzando insieme a lui alcune possibilità su come affrontare il gruppo che lo esclude. Lasciamo però che sia lui a tirarle fuori.
Evitare di fare un dramma della situazione, perché questo alimenterebbe inevitabilmente la frustrazione del bambino. Spesso sono gli stessi bambini che rendono più drammatica la cosa, che magari si può risolvere in maniera più semplice. Una cosa che si può fare per sostenerlo è fargli capire che purtroppo nel mondo le antipatie e le simpatie esistono, e che sebbene lui voglia entrare in un certo gruppo, dovrà aspettare di incontrare altri amici con i quali invece riuscirà a socializzare e tra i quali sicuramente sarà più che accettato.
Spiegare al bambino che se ora sta dalla parte dell’escluso, non è detto che nella vita non si trovi ad essere dall’altra parte, ovvero tra quelli che per qualche ragione non vogliono giocare insieme ad un altro bambino. Nel caso si voglia provare invece a far integrare il figlio in un gruppo che pare difficile, si può optare per l’invito a casa propria, uno alla volta, dei membri dello stesso. Socializzando al meglio con uno alla volta di questi bambini, creando condivisione e complicità si potrà riuscire ad abbattere le barriere.